Come si tratta la bronchiolite

Qualche giorno fa abbiamo parlato di bronchiolite ma… come si tratta?

Il trattamento è sintomatico. I segni e i sintomi ostruttivi durano circa 10 giorni; la tosse può persistere per 2 settimane in più. Si procede di norma al ricovero dei bambini solo con uno dei seguenti criteri: presenza di qualsiasi segno di gravità, patologia preesistente (malattie cardiache o polmonari, malnutrizione, HIV, ecc.).

Detto ciò, si può altresì considerare il ricovero in ospedale caso per caso nelle seguenti situazioni: patologia acuta associata (gastroenterite virale, infezione batterica, ecc.), età inferiore a 3 mesi. In tutti gli altri casi, il bambino può essere curato a casa, a condizione che ai genitori venga insegnato come effettuare il trattamento e quali segni di gravità dovrebbero portare alla riconsultazione.

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Cos’è la bronchiolite

La bronchiolite è un’infezione virale epidemica e stagionale delle basse vie respiratorie nei bambini di età inferiore ai 2 anni, caratterizzata da ostruzione bronchiolare. Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è responsabile del 70% dei casi di bronchiolite. La trasmissione del RSV è diretta, attraverso l’inalazione di goccioline (tosse, starnuti), e indiretta, attraverso il contatto con le mani o con materiali contaminati da secrezioni infette.

Nella maggior parte dei casi, la bronchiolite è benigna, si risolve spontaneamente (sono possibili ricadute) e può essere trattata in ambulatorio. Possono verificarsi però dei casi gravi, che mettono a rischio il bambino anche a causa di un’infezione batterica secondaria. Il ricovero è necessario quando sono presenti segni/criteri di gravità (dal 10 al 20% dei casi).

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Quali sono i fattori di rischio per l’ipertensione

Qualche giorno fa abbiamo parlato di ipertensione, una delle condizioni più diffuse e “silenziose” nella popolazione di molti Paesi occidentali e, proprio per questo motivo, anche una delle più pericolose. L’ipertensione arteriosa viene infatti sottovalutata fino a quando diventa troppo tardi.

Ebbene, proprio per questi motivi è importante cercare di condividere con il proprio medico il proprio stato di salute, evitando di sottovalutare i segnali che potrebbero insorgere.

In particolare, bisognerà condividere con il proprio medico quelli che sono i fattori di rischio per l’alta pressione sanguigna. Ci sono infatti numerosi fattori di rischio che indicano una predisposizione allo sviluppo dell’alta pressione sanguigna, e tra questi uno dei più noti è la storia familiare: una storia familiare di alta pressione sanguigna è un rischio di ipertensione abbastanza importante, e bisognerebbe dunque prima di tutto comprendere se nella propria famiglia ci sono stati altri casi di questo tipo.

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Cos’è l’ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa, o più semplicemente ipertensione, è la condizione di salute più comune in bjuona parte del mondo occidentale, ed è una delle principali cause di infarto, insufficienza cardiaca, ictus, insufficienza renale e morte prematura. Può anche danneggiare parti del sistema circolatorio, compresi i vasi sanguigni nel cuore, cervello, occhi e reni. A volte chiamato il “killer silenzioso”, l’ipertensione arteriosa è una malattia che può passare inosservata per anni.

In genere, più alta è la pressione sanguigna o più a lungo non viene diagnosticata, peggiore è la prospettiva di vita. Ed è un bel problema, considerato che si pensa che un terzo della popolazione globale che è interessata da ipertensione non sappia di avere la malattia.

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In che modo il nostro corpo usa il cibo che mangiamo

dimagrireIl numero di calorie utilizzate da un individuo è determinato da tre fattori: il tasso metabolico basale, l’effetto termico del cibo consumato e le calorie utilizzate durante l’attività fisica.

Il tasso metabolico basale è la quantità di energia necessaria per mantenere le funzioni corporee quando un individuo è a riposo. Questo componente rappresenta il 60-75 per cento del fabbisogno giornaliero di calorie negli adulti sedentari. Il principale fattore determinante del metabolismo basale è la quantità di massa magra nel corpo. Il muscolo è un esempio di massa senza grassi. L’allenamento di resistenza (forza) può aumentare la quantità di muscoli e quindi aumentare il tasso metabolico basale. L’allenamento di resistenza può anche aiutare a prevenire la perdita di massa magra che normalmente si verifica con l’invecchiamento. Di norma gli uomini tendono ad avere più muscoli rispetto alle donne e quindi bruciare più calorie.

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