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Stipendi al palo in Italia

Secondo quanto affermano le ultime rilevazioni condotte dall’Istat, nel corso del mese di giugno 2017 le retribuzioni contrattuali dei dipendenti italiani sarebbero rimaste ferme al palo per il secondo mese consecutivo, mentre su base annua la variazione sarebbe stata pari a un rallentamento a 0,3 per cento contro lo 0,5 per cento che era stato riscontrato nel corso del mese di maggio. Si tratta di un livello minimo storico, già toccato lo scorso febbraio 2017.

Nelle sue elaborazioni l’Istat ricorda come nel corso del trimestre in oggetto sarebbero stati recepiti sette accordi (rispettivamente pari al settore dell’estrazione minerali solidi, dei servizi socio assistenziali ad aprile; delle assicurazioni, delle lavanderie industriali a maggio; delle conciarie, delle calzature e del gas e acqua a giugno) e nessuno è venuto a scadenza.

A margine di quanto sopra, viene evidenziato come rimangano ancora in attesa di rinnovo un ammontare di contratti pari al 44,2 per cento del monte retributivo totale (il 23,6 per cento nel settore privato). In assenza di rinnovi, la crescita delle paghe orarie nei prossimi sei mesi (nei quali non verrà a scadenza alcun contratto) non risalirà significativamente (è attesa a 0,4 per cento fino a fine anno). In sostanza, per tutto il primo semestre le retribuzioni sono cresciute meno dell’inflazione, e tale tendenza non è attesa invertire nella seconda metà dell’anno.

Bisognerà solamente comprendere quali saranno i passi in avanti compiuti per poter cercare di portare a rinnovo la mole importante di contratti già scaduti (soprattutto nel pubblico impiego) e se gli effetti potranno potenzialmente essere già avvertiti durante il 2017.

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