La crescita del business digitale dei videogame sta nuocendo a quello che è il principale operatore di rivendita di videogiochi internazionale, GameStop. L’azienda ha infatti recentemente dichiarato l’intenzione di chiudere circa il 2 o il 3 per cento dei propri negozi. Considerando che la propria rete globale è di 7.500 punti vendita, il risultato è la possibile chiusura di circa 150-200 store, legata a vendite sotto le attese nel corso dell’trimestre.
Insomma, la decisione di Gamestop, non inattesa dagli analisti, è un chiaro segnale di come stia cambiando il mercato, e lo stesso operatore, per potersi adattare alle nuove abitudini dei consumatori. E non è certamente un caso, in tal merito, che la società ha annunciato di voler aprire 35 nuovi negozi dedicati alla vendita di giocattoli e gadget, e ancora 65 nuovi negozi per la vendita di prodotti tecnologici, come ad esempio gli smartphone. Una diversificazione che forse condurrà Gamestop a perdere un po’ del suo business originario, ma che potrebbe consentire al brand la “sopravvivenza” e lo sviluppo in un contesto di grande variabilità.
Di fatti, la scelta di GameStop di spingere su business alternativi ai videogames, come quelli sui giocattoli e sui prodotti tecnologici, viene definita dagli osservatori come quasi obbligata. Le vendite di videogiochi nuovi e usati sono calate di 222 milioni di dollari (nuovi) e 48,7 milioni di dollari (usati), mentre il business dei collezionabili e dei prodotti tecnologici è cresciuto a 212,4 milioni di dollari (collezionabili) e 256 milioni di dollari (prodotti tecnologici). Ne deriva che il core business di GameStop è in calo, e non è certo un’idea errata quella di cercare nuove fortune andando a diversificare meglio il proprio fatturato puntando su segmenti e settori che sono parzialmente distanti dal proprio “core”.