Nel condominio esiste un impianto di riscaldamento comune che non funziona o funziona male, e i condomini non fanno nulla per provvedere alla sua manutenzione? Il fatto che pone in essere la negligenza dell’intero condomino è sanzionabile così come dimostrato da un evento accaduto nella città di Torino.
La signora Maria (nome fittizio) è ricorsa al Tribunale della sua città lamentando i malfunzionamenti dell’impianto di riscaldamento che si son protratti lungo tutta la stagione invernale; al Condominio la signora Maria non ha mancato di sollevare la questione, se non altro perchè essendo il esso stesso il titolare dell’impianto, era questo l’interlocutore al quale doversi rivolgere per vedere il da farsi e risolvere i problemi legati alla caldaia centralizzata. Il Tribunale ha così avviato una Consulenza Tecnica d’Ufficio per dimostrare che effettivamente l’impianto non fosse più funzionante e, comprovando tutto ciò, ha obbligato il Condominio a porvi rimedio indipendentemente dal fatto che l’assemblea avesse stabilito di non fare alcunché in proposito.
Maria ha così vinto la sua battaglia e dato il via libera ad un concetto che d’ora in avanti si applicherà a tutti i casi di Italia: qualora l’impianto di riscaldamento comune non dovesse funzionare come previsto, il Condominio avrebbe l’obbligo di intervenire poiché il diritto alla salute di ciascun condomino viene ritenuto prevalente rispetto alle necessità di natura economica che il Condomino potrebbe impugnare per motivare il non intervento. Inutile, dunque, tentare di far valere le ragioni del Condominio contro quelle di un dato condomino in Tribunale: quest’organo darà sempre ragione alla singola persona o al gruppo di persone che dovessero sollevare il problema dell’impianto comune e, appurato che questo non funzioni per davvero, scaricherebbe sul Condominio anche delle ingenti spese del giudizio.
Per quanto sia vero che impianti di riscaldamento centralizzati stiano via via diminuendo un po’ ovunque, e che le esigenze e le tecnologie moderne preferiscano di gran lunga che ciascun condomino abbia la sua caldaia autonoma, resta il fatto che quanto accaduto a Torino debba ritenersi un fatto dal quale dover prendere esempio. Dopodichè, che le caldaie continuino gradualmente ad abbandonare la sfera della proprietà comune e a far sì che vengano invece adibite di casa in casa è un augurio che non possiamo non farci per ragioni di natura ambientale, economica e alla luce di quanto accaduto anche giudiziaria (più gli spazi e i beni comuni sono ampi, tanto più si finirà per ingrassare la macchina della Giustizia italiana già piuttosto precaria di suo)!