Negli ultimi giorni si sono riaperti i dibattiti sulla possibilità che la Federal Reserve possa effettivamente dar seguito a tre rialzi dei tassi di interesse di riferimento nel corso dell’anno, come preventivato al termine del FOMC di dicembre. Tra le voci discordanti, Lockhart (della Fed di Atlanta, membro non votante) si attende due rialzi dei tassi di riferimento nel 2017, ma il bilancio dei rischi è stato spostato verso l’alto dalla possibilità di uno stimolo fiscale, che non è ancora incluso nelle valutazioni attuali e che potrebbe rendere opportuna una stretta più vigorosa.
A giudizio di Lockhart, le cui dichiarazioni negli ultimi giorni hanno ottenuto una buona attenzione da parte degli analisti finanziari, il livello neutrale dei tassi è oggi al 3 per cento. Tra le altre dichiarazioni vi è stata poi quella di Rosengren (della Fed di Boston, anch’esso non votante) che ha affermato di attendersi un passo dei rialzi dei tassi “in qualche modo più regolare”, sostenendo anche che bisognerebbe valutare di intervenire anche sui tassi a lungo termine, riducendo il bilancio della banca centrale.
Intanto, in attesa di comprendere quali saranno gli effetti della nuova gestione amministrativa di Trump e le risposte accomodanti della Fed, sui mercati valutari, lira turca è in costante pressione, ed è scivolata fino a 3,755 contro dollaro, cedendo il 6,6 per cento da inizio anno. Pesante anche il trend della sterlina, che negli ultimi giorni ha subito gli effetti delle ultime dichiarazioni del primo ministro Theresa May sugli obiettivi dei negoziati con l’UE (May è tornata ad assegnare la priorità al controllo sull’immigrazione rispetto all’accesso al mercato unico).