Come per molte altre questioni, anche in questa è il buon senso che ci dovrebbe guidare verso l’happy-ending della relazione coppia per scongiurare la dissoluzione e la fine.
Una crisi ci può stare, ma non è detto che debba essere ragione di una fine. Anzi, la crisi è crescita, indagine, domande, percorso, evoluzione, ma se non ne cogliamo l’essenza, rischiamo di svuotare una relazione di tutta l’energia necessaria alla sua esistenza.
La domanda è: ‘perché dopo anni di amore e di attrazione, una relazione di coppia rischia di finire nella “pattumiera”?’
‘Cosa succede alle due persone coinvolte?’
Si dice che il sentimento può finire, ed è vero – tutto ha una durata ed una fine – ma perché tanti rapporti che sembrano essere indistruttibili poi sperimentano crisi profondissime? E’ possibile avere una relazione duratura e amare la stessa persona per tutta la vita?
Dopo anni di complicità, di esperienze, di condivisione, capita un giorno di avvertire un peso sullo stomaco, l’aria si fa irrespirabile, tutto intorno si sfuma di grigio, e non delle famose 50, ma un fumo di Londra, tanto per capirci…
Ci si ritrovai estranei sotto lo stesso tetto, pur nello stesso letto, anche se un tempo si era complici e si riusciva ad apprezzare tutto della vita a due, anche quei piccoli sacrifici dapprima impensabili.
Una domanda sembra lecita a questo punto? Cosa stanca la coppia? Da cosa viene innescata una crisi? Perché quegli stimoli che prima bastavano, ad un certo punto non sono più sufficienti a far funzionare una relazione sentimentale?
Forse che le abitudini prendono il sopravvento e lasciano ben poco alle due persone ormai assuefatte ad uno stile di vita che ha poco e niente dei primi anni di matrimonio?
Forse si diventa refrattari al cambiamento, già di per sé complicato da affrontare da soli, figuriamoci in coppia!
E di fronte ad ogni tentativo di recupero, l’ansia di cambiare, decostruire per rinnovare, può far nascere la paura e il desiderio di guardare altrove, dove possiamo continuare ad essere / sentirci ciò che siamo (anche se non saremo mai più le stesse persone) con qualcun altro che potrebbe capirci meglio. E’ più semplice ad un certo punto guardare al di fuori della coppia, cercare ossigeno all’esterno.
Eppure di tentativi ne sono stati fatti…è stato provato di tutto, anche a condividere le trasgressioni con il proprio partner, ingrediente fondamentale di ogni eco-sistema a due che funzioni, perché alla lunga non si può vivere accanto ad una persona e reiterare stancamente le stesse prassi tutte le volte che si fa l’amore. La mente ha bisogno di correre libera per i campi della fantasia, ma anche di poter trovare nella soddisfazione effettiva uno “sfogo” reale, fattuale, che sia tangibile, tattile, olfattivo…insomma che coinvolga tutti i sensi.
Anche perché, il più timido, ritroso, antipatico degli esseri umani ha bisogno di condividere, di intensità, di commozione. E forse sarà capitato anche a voi di uscire in strada, un giorno in cui il cattivo umore è alle stelle, di incontrare un estraneo per i motivi più disparati e di iniziare una conversazione, piacevole, fluida, senza intoppi, che sembra aprire in voi canali nuovi, ma sperimentati prima di quel momento. Il cattivo umore svanisce come per magia, lasciando il posto alla speranza di poter essere ancora degli animali sociali.
E a volte si pensa a quanto sia piacevole parlare e confrontarsi con gli estranei perché non sanno nulla di noi e non ci guardano con occhi “giudicanti”. Ma se solo parlassimo al partner con la stessa apertura, spontaneità, naturalezza, forse quella bella sensazione di freschezza sarebbe una delle chiavi che apre la porta di una comunicazione più feconda.
La mancata parola – il silenzio – concima il terreno dove crescono i pensieri ossessivi, che hanno il potere di allontanarci sempre di più, non solo da noi stessi ma anche dal partner, se non sono “parlati” e condivisi.
Ecco cosa genera la crisi e separa due persone: il silenzio e le ossessioni.