Manca poco alla pubblicazione dei dati statuniteni sull’inflazione. Stando a quanto afferma la maggioranza degli analisti internazionali, il CPI ad agosto è previsto in rialzo di 0,3 per cento mese su mese dell’1,8 per cento anno su anno, con rischi verso l’alto sulla scia dell’aumento del prezzo della benzina, che è in parte dovuto alla chiusura delle raffinerie nella zona colpita dalla stagione degli uragani, e in particolar modo da Harvey (anche se in realtà in parte gli effetti si erano già verificati ben prima del disastro in Texas).
Più nel dettaglio, è stimato che il CPI core possa registrare una variazione di 0,2 per cento mese su mese e dell’1,6 per cento anno su anno. L’abitazione ex-energia dovrebbe registrare invece una variazione compresa fra 0,2 e 0,3 per cento su base mensile, con aumenti ritenuti piuttosto consistenti soprattutto nel settore degli affitti e con un un rimbalzo delle tariffe alberghiere.
Negli ultimi due mesi, la prestazione è stata piuttosto convincente anche per quanto concerne il settore della sanità, che dovrebbe aver garantito un netto recupero (+0,4 per cento mese su mese) dopo una lunga serie di variazioni ritenute piuttosto modeste. Per quanto concerne il mese di agosto, è possibile che il settore possa avere ottenuto un aumento dei prezzi al consumo che risulterà essere superiore alla media dell’ultimo anno.
Infine, tra i settori dai quali ci si attende un contributo positivo, spicca quello legato all’abbigliamento, che ha già invertito un trend molto debole nel corso dell’aggiornamento del mese di luglio, e potrebbe ora iniziare a farsi sentire l’effetto dell’indebolimento del cambio.