Appare complicato il quadro 2017 per la Banca centrale europea, che ha inserito il pilota automatico con un QE da 60 miliardi di euro al mese per tutto l’anno, ma potrebbe essere costretta a intervenire per influenzare positivamente i mercati. Se tuttavia non vi saranno shock di particolare entità, è molto probabile che nella prima parte dell’anno avvenga un consolidamento dell’euro intorno ai valori attuali, quale risultato di un approccio BCE ancora espansivo e di un andamento del dollaro che ne ha favorito la debolezza relativa.
Nella seconda parte del 2017, invece, con l’avvicinarsi del termine del QE e con la riduzione degli acquisti già in corso, è probabile che tornino a salire le aspettative di apprezzamento della valuta unica e di ritorno alla normalizzazione con una nuova strategia di tapering, della quale si vociferava (in maniera inconsistente) qualche settimana fa.
Per quanto riguarda il dollaro, il 2017 della valuta statunitense si fonda sulle scelte della Fed e sull’evoluzione della politica fiscale attuata dalla nuova Amministrazione Trump, che al momento rimane ancora incerta. Sul fronte della sterlina, l’azione della BoE nel 2017 sarà guidata dalla crescita economica, dopo il voto popolare per lasciare l’Europa, lo scorso anno, e in vista degli accordi da siglare nel 2017 con l’Unione Europea. Infine, guardando allo yen, il suo andamento dipenderà dalle scelte di politica monetaria della BoJ, che lo scorso dicembre è rimasta ferma, a cui si aggiungono gli effetti della politica economica del Governo. Prossimo appuntamento con il meeting del 31 gennaio.